Nel XVIII secolo il vaiolo ammazzava una media di circa 400.000 europei all’anno. Eppure, per motivi poco chiari, molti allevatori sembravano completamente immuni. Si vociferava che ciò fosse dovuto al vaiolo bovino, una variante del morbo che colpiva le vacche ma che poteva trasmettersi in forma lieve anche negli umani: i guariti dalla malattia animale sarebbero rimasti protetti persino contro la versione umana, che era ben più grave.

Per testare questa ipotesi, il medico inglese Edward Jenner trovò una mungitrice con il vaiolo bovino, prelevò del materiale purulento dalla sua mano e lo iniettò nel figlio del suo giardiniere, un bambino di appena 8 anni. Quest’ultimo sviluppò qualche sintomo, ma riuscì a guarire piuttosto in fretta. In seguito Jenner espose il fanciullo al vaiolo umano, verificando la sua totale immunità.
Il successo dell’esperimento, confermato da test successivi, venne descritto in un opuscolo del 1798, ma non convinse la comunità scientifica. Fino a quel momento, infatti, si preferiva la variolizzazione, che prevedeva di iniettare nelle persone piccole quantità di vaiolo umano per creare l’immunità.
Questa tecnica, tuttavia, presentava enormi effetti collaterali, e alla fine il metodo di Jenner risultò nettamente migliore. Fu così che grazie a un medico, una mungitrice, un bambino e una vacca nacque la vaccinazione.