Che la lira sia tanto, tanto rimpianta dagli italiani, è cosa arcinota. La vita costava meno e le banconote valevano di più. Tanto che, ai bei tempi, con pochi spicci si riusciva anche ad andare a mangiare una pizza.

Oggi le banconote da 10.000 lire sono diventate una rarità da collezionisti, ed hanno un valore di mercato decisamente più alto di quello che avevano ai tempi. Tanto da essere molto ricercate e, tramite piattaforme online o negozi fisici di numismatica, rivendute ad alte cifre ai collezionisti di monete e banconote rare e “antiche”.
Le banconote da 10.000 lire di cui parliamo sono quelle che raffigurano Alessandro Volta su una faccia ed una illustrazione del tempio fotovoltaico di Como sull’altra. Sono quelle più conosciute, stampate a partire dal 1984 fino al 2001 (quando l’euro ha fatto la sua comparsa), ed anche se non tutte hanno un grande valore numismatico, alcune possono comunque fruttare bei soldini se ben conservate e, soprattutto, se fanno parte di alcune serie specifiche.
Ma come si determina il valore di una banconota? O meglio, come fa una banconota ad avere un alto valore numismatico? Non basta infatti essere rara. Ci sono altri fattori che influiscono sul suo valore: numero di serie, anno di emissione, tiratura e stato di conservazione.
Le banconote da 10.000 lire del 1986, ad esempio, sono annoverate tra quelle rare. In particolare quelle della serie che inizia con XA: tutte quelle comprese tra XA-000.001 e XA-600.000. In Fior di Conio, ossia in perfetto stato di conservazione, queste banconote valgono intorno ai 1.100 euro, per scendere a 70 euro per le banconote meno ben conservate.
Solo 800mila pezzi per le banconote da 10.000 lire del 1988 della serie XB. Passano dal valore minimo di 50 euro fino ai 700 euro in Fior di Conio. Infine le banconote del 1993 furono stampate in soli 500.000 esemplari e la serie di riferimento è la XD. Il loro valore varia dai 50 ai 350 euro.